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Con la sensibilità e l'intelligenza del mondo che le sono proprie, Elli Signani dice da sé, nella sua nota di premessa, in che consistano la ragione e lo spirito di questo libro: in esso - «con l'umile ironia della lingua dei padri e la liquida fragilità del mondo contemporaneo» - si rappresentano «voci e paesaggi pandemici », collocati «in un frastagliato mosaico di situazioni e di sensibilità... dai sogni dettati dall'insonnia di un'inquietudine molesta e sotterranea» fino al «Natale più nudo e desolato mai conosciuto». Più oltre, si evoca la scuola negata, e in generale la negata fraternità degli incontri. Ma anche - perché la certezza del futuro sia inestinguibile - il resistere «del tessuto di tradizioni e costumi legati alle radici» e «l'amore della gente comune per il proprio paese che continua a lottare per uscire dal tunnel». Anche quando saremo oltre questo tempo oscuro - qui così intensamente rappresentato - ritorneremo forse a riprendere in mano questo cammeo di Elli Signani come documento di una stagione della nostra vita nella quale, forse come non mai, ci è stato chiaro il dono inestimabile del vivere.